Studio del WWF: il lato oscuro del commercio dell'oro e il ruolo centrale della Svizzera
Per molti rivenditori di orologi e gioielli, l'attività commerciale prima di Natale è la più importante dell'anno. Tuttavia, l'estrazione dell'oro ha effetti devastanti sull'ambiente e è associata a rischi di natura sociale. Nel suo ultimo studio, il WWF rivela che fino al 70% dell’oro scambiato in tutto il mondo transita in territorio elvetico, paese importatore e esportatore. Il WWF richiede regolamenti sugli obblighi di diligenza relativi all'importazione di minerali provenienti da zone di conflitto e trasparenza da parte delle aziende.
- L'estrazione dell'oro è spesso associata a pessime condizioni di lavoro, schiavitù, tratta di esseri umani, lavoro minorile e prostituzione forzata. Durante questa attività, sostanze chimiche tossiche come il mercurio e il cianuro inquinano i fiumi e raggiungono poi gli esseri umani attraverso il pesce e l'agricoltura. Solo dal 2011, l’estrazione dell’oro ha distrutto oltre 500 chilometri quadrati di foresta amazzonica, lasciando dietro di sé paesaggi lunari.
- L'estrazione dell'oro ha un impatto climatico equivalente a 12.500 chilogrammi di CO2 per chilogrammo di metallo: si tratta di quasi il triplo della totalità delle emissioni derivanti dai trasporti svizzeri.
- Ogni anno vengono estratte circa 3.300 tonnellate d’oro. Il 50-70% del totale di questo metallo passa fisicamente attraverso la Svizzera: la Confederazione è il secondo importatore d'oro e il suo più grande esportatore.
- Cinque delle dieci maggiori aziende orologiere globali hanno sede in Svizzera; le tre più grandi sono Swatch Group, Rolex e Richemont. Argor-Heraeus SA, Metalor Technologies SA, PAMP SA e Valcambi: ecco le quattro delle sette più grandi raffinerie d'oro al mondo che hanno i propri uffici centrali in Svizzera.
- Il WWF chiede trasparenza immediata da parte delle aziende che acquistano oro o lavorano con questo metallo o i suoi prodotti. Inoltre, il governo svizzero deve stabilire norme giuridicamente vincolanti per catene di approvvigionamento trasparenti e responsabili. In quanto crocevia del commercio dell'oro, questo è l'unico modo per la Confederazione di garantire che il metallo giallo acquistato sia stato prodotto in condizioni compatibili a livello ambientale e sociale.
Citazioni di Damian Oettli, responsabile Sustainable Markets presso WWF Svizzera:
«In quanto secondo importatore d'oro, la Svizzera ha una responsabilità particolare dal punto di vista ecologico e sociale».
«Abbiamo bisogno di regolamenti sugli obblighi di cautela in sede di importazione di minerali provenienti da zone di conflitto».
«In particolare, l'impegno volontario delle aziende a portare trasparenza nelle catene del valore e a assumersi le proprie responsabilità può cambiare le cose».
Risultati dello studio:
Un settore non trasparente
A livello globale, il 49% dell'oro viene utilizzato per orologi e gioielli, il 29% investito, il 15% acquistato dalle banche centrali e il 7% installato nei dispositivi tecnologici. La Svizzera acquista fino al 70% dell'oro estratto in tutto il mondo, che sovente entra nel nostro paese per vie traverse, passando da intermediari internazionali. Lo studio mostra che la maggior parte delle importazioni di oro in Svizzera proviene da nazioni che non hanno una produzione primaria di questa materia prima, come il Regno Unito (nel 2019: 130 tonnellate importate), gli Emirati Arabi Uniti (128 tonnellate) o l'Italia (68 tonnellate). Questo sistema commerciale multistrato oscura la tracciabilità dell'oro e ne consente la miscelazione da fonti diverse. Il problema sorge perché i paesi intermedi hanno spesso bassi standard in termini di controlli sui clienti e di regolamenti sulle importazioni, il che facilita il contrabbando illegale di oro offuscandone la reale origine e le circostanze della sua estrazione.
Normative deboli
A differenza degli Stati Uniti e dell'UE, la Svizzera non dispone di leggi che disciplinino gli obblighi di cautela dei minerali provenienti da regioni segnate da conflitti. La Confederazione gode di una posizione particolare nel commercio dell'oro, favorita dalla sua situazione giuridica. Oltre ai limitati requisiti in termini di trasparenza delle informazioni nelle statistiche doganali, non sono richiesti obblighi di cautela in sede di importazione di minerali provenienti da zone di conflitto. Tali normative vigono invece sia gli Stati Uniti che nell'UE. La Svizzera è ancora molto indietro. Anche i vantaggi fiscali hanno un ruolo importante in sede di importazioni del metallo giallo. Nel nostro paese, oltre all'oro da investimento e alle monete d'oro, è esentasse anche l'oro che viene lavorato. Le leghe con altri metalli possono inoltre essere dichiarate come oro e quindi detratte dalle tasse: ad esempio, l'argento, che contiene solo il 2% di oro, può essere importato senza versare tributi.
Responsabilità ecologica e sociale
I consumatori si aspettano sempre più che le aziende si adoperino per risolvere i problemi sociali e ambientali. Qualsiasi azienda che acquisti o lavori l’oro, oppure i suoi prodotti, deve fornire un contributo importante per aumentare la trasparenza e la responsabilità del comparto. Inoltre, il WWF Svizzera chiede al governo elvetico di stabilire norme giuridicamente vincolanti per catene di approvvigionamento trasparenti e responsabili. Le imprese dovrebbero essere obbligate a identificare i rischi per l'ambiente e i diritti umani nonché a adottare contromisure adeguate (obbligo di cautela in materia di ecologia e diritti umani). In quanto crocevia del commercio dell'oro, questo è l'unico modo per la Confederazione di garantire che il metallo giallo acquistato sia stato prodotto in condizioni compatibili a livello ambientale e sociale.
Contatti:
Susanna Petrone, Responsabile Comunicazione, WWF Svizzera, +41 76 552 18 70, susanna.petrone@wwf.ch