03 marzo 2025 — Comunicato stampa

Successo nella protezione delle specie: il ritorno del tonno rosso dell'Atlantico

Sull'orlo del collasso negli anni '90, oggi il tonno rosso non è più considerato sovrasfruttato. Un importante successo che dimostra l’effettiva possibilità di ristabilizzare gli stock grazie a un intervento deciso, se gli ambientalisti marini, i governi e i produttori collaborano davvero.

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Roten Thunfisch aus dem Atlantik

Comeback notevole

  • Il punto più basso nel 1996: gli stock erano scesi a un drammatico 15% rispetto al 1950, ma ora sono tornati al 55% circa.
  • Il WWF ha svolto un ruolo fondamentale nel salvare il tonno rosso, denunciando le pratiche commerciali illegali, sensibilizzando i media e incoraggiando i decisori e le imprese a agire in modo responsabile.
  • Proteggere gli stock regolamentandoli: grazie a controlli rigorosi e a quote di cattura basate su dati scientifici, il tonno rosso non è più sovrasfruttato né nell'Atlantico né nel Mediterraneo.
  •  Garantire il successo a lungo termine: senza controlli stringenti né pratiche sostenibili, permane però il rischio di ricadute; anche i consumatori e gli operatori del mercato sono responsabili di questa ulteriore tutela.


    Il ruolo chiave del WWF nella protezione del tonno rosso


    Il tonno rosso, noto anche come tonno dell'Atlantico settentrionale o tonno pinna blu, è un impressionante pesce predatore, al vertice della catena alimentare. Lungo fino a quattro metri e con un peso di oltre 600 kg, caccia nei mari raggiungendo una velocità massima superiore ai 70 km/h. Le comunità costiere del Mediterraneo lo pescano da migliaia di anni. «Sono stati in primis il boom dell'industria del sushi e la pesca industriale ad aver esercitato un’enorme pressione sugli stock, tanto da spingerli quasi al collasso», commenta Catherine Vogler, esperta di conservazione marina del WWF Svizzera.

    Dopo aver toccato il fondo nel 1996, quando nell'Atlantico orientale e nel Mediterraneo lo stock era crollato dell'85% rispetto agli anni '50, la popolazione è ora tornata a crescere, attestandosi al 55% circa sul livello di riferimento. Un risultato reso possibile solo grazie all'adozione di severe misure di regolamentazione e monitoraggio, un iter che ha visto il WWF partecipe come forza trainante: ha attirato infatti l'attenzione dell'opinione pubblica sulla catastrofe incombente con rapporti e studi efficaci dal punto di vista mediatico, evidenziando peraltro le conseguenze del commercio illegale. Il WWF si è battuto a favore di un'azione incisiva da parte dei decisori, tra cui la Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico (ICCAT), che norma la pesca del tonno rosso. Ha inoltre curato colloqui diretti con gli attori sul mercato, e con successo: nel 2010, con il «Tuna Market Manifesto» 35 imprese del comparto ittico si sono impegnate a non acquistare né vendere più tonno rosso dell'Atlantico. Si tratta di una decisione rimasta salda in gran parte fino ad oggi, un passo importante ai fini della stabilizzazione degli stock.

    Con la scienza per il successo
    Dopo due decenni di tutela coerente, le attuali valutazioni degli stock mostrano che il tonno rosso dell'Atlantico e del Mediterraneo non risulta più sovrasfruttato. Le quote ittiche sono ora regolate sulla base di valutazioni scientifiche, il che è di grande importanza per una regolamentazione efficace. Le sfide, tuttavia, non vengono meno: la gran parte del tonno rosso presente sul mercato proviene da metodi di produzione particolarmente dannosi per gli ecosistemi marini, come i palangari o gli impianti di ingrasso. Tuttavia, orientandosi invece verso metodi di pesca selettivi quali la pesca tradizionale con la nassa («almadraba» o «tonnara») oppure la pesca con la lenza a mano e la canna, l'impatto si riduce. Le raccomandazioni per il tonno rosso del Mediterraneo pescato in questo modo sono state aggiornate nella Guida Pesci e frutti di mare del WWF e sono ora classificate come accettabili.

    Impegno per il futuro


    Il ritorno del tonno rosso è un successo da salvaguardare ulteriormente. Gli esperti avvertono che in assenza di controlli rigorosi e pratiche di pesca sostenibili, si teme un’inversione di rotta.
    «L'evoluzione degli stock di tonno rosso esemplifica con quanta rapidità una specie possa arrivare sull'orlo del collasso, ma anche cosa fare quando tutte le parti interessate si adoperano per la tutela delle specie sovrasfruttate. Dovrebbe valere da modello anche per altre varietà ittiche a rischio», afferma Catherine Vogler, esperta di conservazione marina del WWF Svizzera. Anche i consumatori e gli operatori di mercato hanno una responsabilità: il tonno rosso andrebbe consumato molto raramente e solo se proveniente da catture responsabili.

    In conclusione: successo e responsabilità insieme


    La stabilizzazione del tonno rosso dell'Atlantico costituisce un'importante pietra miliare nella conservazione delle specie. Tuttavia, ne si può garantire il recupero nel lungo periodo solo mediante interventi coerenti e scientificamente solidi, metodi di produzione sostenibili e il coinvolgimento di rivenditori e consumatori.