La mia bistecca e la foresta pluviale: 10 miti sulla distruzione delle foreste
L'Amazzonia brucia, mandrie di bovini pascolano dove prima sorgeva una rigogliosa foresta pluviale, chilometri di piantagioni di palma da olio si estendono sulle isole tropicali. È evidente che la distruzione della foresta e i nostri consumi sono in qualche modo collegati, e dobbiamo fare qualcosa. Ma quali sono le verità e quali i miti a proposito della distruzione delle nostre foreste?
Mito 1: la maggior parte degli alberi viene abbattuta per la produzione di legname o carta
La crescente richiesta di legname è una grande minaccia per le foreste del nostro pianeta. Di fatto, però, è l'agricoltura ad essere la causa principale della deforestazione. Vale a dire: i nostri alimenti sono direttamente responsabili della deforestazione. Nei paesi tropicali e subtropicali l'agricoltura è responsabile del 73% della deforestazione.
La maggior parte del disboscamento è legato alla carne, alla soia e all'olio di palma. La produzione di carne accelera particolarmente il processo di disboscamento poiché vengono distrutte enormi superfici di foresta pluviale non solo per creare pascoli per gli animali, ma anche per coltivare piante foraggere.
Mito 2: tutto ciò è inevitabile, sono troppe le persone da sfamare
Il lato più tragico, è che la distruzione delle foreste è assolutamente inutile. Non è necessario abbattere nessun altro albero per nutrire la crescente popolazione globale.
Attualmente sprechiamo circa il 30% del cibo che produciamo in tutto il mondo. Ciò significa che utilizziamo un'enorme superficie di terreno per produrre cibo che poi viene gettato via. Se riducessimo i nostri sprechi, con la stessa superficie agricola potremmo nutrire più persone.
In secondo luogo c'è da considerare il modo in cui si usano i terreni. Il nostro sistema economico odierno favorisce i proventi finanziari a breve termine attraverso lo sfruttamento di beni pubblici, ad esempio i suoli fertili. Questo mette sotto pressione le nostre foreste perché, con il sistema attuale, vale la pena disboscare nuove aree boschive da esaurire in breve tempo attraverso la sovrapproduzione, piuttosto che gestire in modo sostenibile le superfici già disboscate. La correzione di questi incentivi finanziari consentirebbe di risanare gran parte del terreno degradato e di renderlo nuovamente produttivo.
Inoltre, anche cambiare le nostre abitudini alimentari può contribuire a sfamare più persone con meno superficie. Ad oggi la cultura occidentale prevede un elevato consumo di carne, uova e prodotti lattiero-caseari, la cui produzione richiede superfici molto più estese rispetto ai prodotti vegetali. Mangiando alimenti di origine vegetale e riducendo il consumo di prodotti animali possiamo sfruttare più efficacemente le superfici agricole disponibili.
Mito 3: la carne bovina è l'unico alimento che causa la deforestazione
Forse avrai già visto immagini di enormi mandrie di bovini pascolare dove una volta sorgeva la foresta tropicale. Ma la carne bovina non è assolutamente l'unico alimento a causare la deforestazione. Quasi la metà della deforestazione mondiale è causata dalle colture agricole e la soia è il responsabile principale. In questo caso non si tratta di soia per il consumo umano, bensì di soia per la realizzazione di mangimi. Più dell'80% della produzione di soia globale viene impiegato per l'alimentazione degli animali, principalmente pollame e suini. Ovvero: il pollo sulle nostre tavole, indirettamente, potrebbe aver provocato la distruzione della foresta tropicale.
Oltre alla carne e ai latticini, l'olio di palma è un altro responsabile della distruzione delle foreste. L'olio di palma si trova in quasi il 50% di tutti i prodotti confezionati nei supermercati: nella pizza, nel cioccolato ma anche in deodoranti, shampoo, dentifrici e rossetti. La produzione di olio di palma non sostenibile è una delle cause principali della distruzione di alcune delle foreste più ricche di biodiversità al mondo, soprattutto in Indonesia e in Malesia, in cui viene prodotto l'85% dell'olio di palma globale. L'ampliamento sfrenato di queste piantagioni distrugge l'habitat di animali minacciati come l'orango o il rinoceronte di Sumatra.
Mito 4: il boicottaggio dei prodotti con olio di palma fermerà la deforestazione
Boicottare i prodotti contenti olio di palma, evitando di acquistare tali prodotti o esortando le aziende a rinunciare all'olio di palma, può generare involontariamente conseguenze per le persone e il pianeta.
L'olio di palma in sé non è il problema, il problema è piuttosto come e dove viene coltivato. La palma da olio è una pianta estremamente efficiente che rende più olio per superficie rispetto a qualsiasi altra pianta da olio vegetale equivalente. Copre il 35% della domanda mondiale di oli vegetali sfruttando solo il 10 % dei terreni per la coltivazione di oli vegetali. Per estrarre la stessa quantità di olio vegetale da piante comparabili, come la soia o la noce di cocco, sarebbe necessaria una superficie da quattro a dieci volte maggiore, quindi non farebbe altro che spostare il problema in altre regioni del mondo e minacciare altri habitat e specie.
Di conseguenza, boicottare l'olio di palma potrebbe causare non una diminuzione della deforestazione bensì un aumento. Pertanto abbiamo bisogno di aziende che utilizzino olio di palma sostenibile in modo rigoroso, al fine di rispettare e proteggere uomo e natura. E dobbiamo criticare le aziende che non lo fanno!
Mito 5: acquisto solo carne svizzera e risolvo il problema
Acquistare carne svizzera è di base un buon approccio: in questo modo si sostengono i produttori locali e si risparmiano chilometri di trasporto aereo inutili. Tuttavia anche la carne svizzera potrebbe avere una connessione con la distruzione delle foreste tropicali.
La soia, un legume ricco di proteine coltivato nei preziosi habitat del Sud America, viene utilizzata anche in Svizzera come mangime per bovini, pollame e suini. In Svizzera, grazie ad un'iniziativa volontaria degli operatori, il 90% della soia importata proviene da colture responsabili. Ciononostante le colture foraggere sono in concorrenza con la produzione di alimenti vegetali per la limitata superficie di terreno coltivabile.
Mito 6: l'unica soluzione a questo problema è diventare vegani
Scegliere quale dieta seguire è un diritto di ogni singolo, e noi non affermiamo che tutti debbano diventare vegetariani o vegani. Orientare la propria dieta verso alternative vegetali offre una grande opportunità per avere un impatto significativo sulla salute del nostro pianeta. Le proteine animali (inclusi carne, pesce, derivati del latte e uova) richiedono un uso intensivo di risorse rispetto agli alimenti vegetali. Ma non sono solo i prodotti a base di carne o latte a causare la deforestazione. Anche la produzione di olio di palma non sostenibile contribuisce alla distruzione di alcune delle foreste più ricche di biodiversità al mondo. Pertanto, di base, dovremmo utilizzare le nostre superfici agricole in modo più sostenibile, ridurre lo spreco alimentare e seguire una dieta prevalentemente vegetariana.
Mito 7: posso risolvere il problema se, da consumatore, mi astengo dall'acquisto di determinati alimenti o marchi
È vero, tutti noi possiamo dare il nostro contributo, ad esempio acquistando solo prodotti di marchi che utilizzano olio di palma certificato RSPO. Purtroppo però non è sempre così facile.
Per molti prodotti e ingredienti, semplicemente non ci è possibile scoprire se dietro quell'alimento si nasconda la distruzione della foresta. O se quella carne di pollo, ad esempio, provenga da un allevamento in cui si impiega soia coltivata sulle superfici disboscate in Sud America. Oltretutto non dovrebbe nemmeno essere nostro compito risolvere faticosamente questi enigmi nel supermercato. Per questo esortiamo la politica e l'industria a prendere provvedimenti affinché i prodotti che causano la distruzione delle foreste non finiscano più sui nostri scaffali.
Mito 8: questo è un problema che deve essere risolto dalle multinazionali alimentari
Le nostre foreste non sono mai state così in pericolo. Dobbiamo agire immediatamente. Sicuramente alcune aziende hanno fatto dei passi avanti sotto determinati punti di vista, ma purtroppo il cambiamento non è abbastanza veloce da poter evitare la crisi climatica e naturale. Le misure volontarie adottate dalle aziende hanno portato risultati rispettabili, ma il loro impatto rimane relativamente basso. Diverse aziende mondiali si sono impegnate per eliminare la distruzione delle foreste dalle loro catene di approvvigionamento entro il 2020, tuttavia solo l'1% di esse è sulla buona strada per raggiungere effettivamente questo obiettivo. Le aziende non possono giocare da sole questa partita: la politica deve agire con urgenza e adottare misure efficaci e vincolanti per tutti, affinché chi opera nel rispetto dell'ambiente non sia svantaggiato.
Mito 9: il governo svizzero non può fare nulla, sono i governi esteri a dover agire
Questo è senza alcun dubbio un problema globale, tuttavia, il modo in cui ci alimentiamo in Svizzera, contribuisce sicuramente a ingrandire il problema. Quindi il nostro governo può e deve contribuire a trovare una soluzione e dare l'esempio con misure efficaci. La distruzione di preziosi habitat naturali, dall'Amazzonia in Brasile fino alle foreste tropicali nel sud-est asiatico, e le conseguenze che avrà sul clima di tutto il pianeta, colpiranno noi tutti.
Mito 10: tanto io non posso farci nulla
Può sembrare un problema insormontabile, eppure ci sono molti modi in cui ognuno di noi può contribuire alla soluzione. E se agiamo uniti, possiamo ottenere un grande risultato: insieme possiamo trasformare il nostro sistema alimentare e mettere un punto definitivo alla distruzione delle foreste tropicali. Quindi: fai pressione affinché i politici facciano qualcosa. In qualità di socio WWF fai sì che la nostra voce sia più forte nella Berna federale. Cerca di acquistare prevalentemente alimenti vegetali, stagionali e Bio, la nostra app Guida WWF ti aiuterà a districarti nella giungla dei marchi. E sensibilizza i tuoi cari, i tuoi amici e conoscenti in merito a questo tema: condividi questo articolo sui social media.
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